Il libro più noioso del mondo, scritto dall’uomo più intelligente di sempre
A cura di Valerio Maria Piozzo

Quella che vi stiamo per raccontare è una storia vera. Una storia che ha dell’incredibile.
È la storia di William, un neonato che ha soltanto 6 mesi quando pronuncia la sua prima parolina, “door”, mentre è a casa sua, nel lontano ottobre 1898.
Appena un anno dopo, pare che leggesse gli articoli del quotidiano locale, il New York Times.
Con le parole, William, ci sa fare e impara tante lingue. A otto anni ne parla già 9 – inglese, latino, greco, francese, russo, tedesco, ebraico, turco e armeno – e ne inventa una, il Vendergood, un mix tra greco, latino e altre lingue romanze.
Per esempio, “Euni disceuo Vendergood” significa “sto imparando il Vendergood”.
Descrive accuratamente il Vendergood nel suo secondo libro (il primo, scritto a 5 anni, è un testo di anatomia).
A 9 anni fa richiesta per entrare ad Harvard e, due anni dopo, viene ammesso a un programma speciale, pensato per i geni precoci. Ancora oggi, è il più giovane allievo della prestigiosa università.
A 12 anni tiene una lezione sulla quarta dimensione dei solidi geometrici; pare che solo pochi colleghi e professori riuscirono a capire fino in fondo la sua spiegazione. A 16 anni consegue con lode il Bachelor of Arts.
Inizia a insegnare, ma cambia idea presto. Prima vuole una laurea in Matematica, ma poi si iscrive alla Harvard Law School, che abbandona all’ultimo anno.


Di simpatie socialiste, partecipa a una manifestazione per i lavoratori.
Viene arrestato e rilasciato per intervento dei genitori.
Il padre, Boris Sidis (nella foto), e la madre, Sarah Mandelbaum, sono due psichiatri che lo “sequestrano” per un anno nel sanatorio da loro gestito, nella speranza di riportarlo “sulla retta via”.
Poco dopo, William si ritira a vita privata. La chiama “vita perfetta” e fa voto di rimanere celibe, anche se stabilisce un forte legame con una ragazza, Martha Foley.
Lavora con un comptometer, una macchina calcolatrice con cui è bravo, e vive in solitudine in un modesto appartamento di Boston.
In questi anni scrive molto su cosmologia, storia e linguaggio, di solito sotto pseudonimo.


Dei tanti volumi scritti in questo periodo da William James Sidis – questo il nome dell’ormai ex bambino prodigio – vengono pubblicati solo due manoscritti.
Il primo, del 1920, si intitola The Animate and the Inanimate, (in italiano, L’animato e l’inanimato, La Finestra Editrice) ed è ricordato perché predice l’esistenza dei buchi neri.
Il secondo, pubblicato nel 1926 con lo pseudonimo di Frank Folupa, è spesso citato come il libro più noioso del mondo.
Tra le tante passioni di William c’è anche quella di essere un peridromofilo, neologismo da lui inventato per indicare chi è appassionato di trasporti e di sistemi di tram.
E il libro più noioso del mondo è proprio Notes on the Collection of Transfers, un volumone di 300 pagine pubblicato nel 1926.
Si trova sul sito dell’Archivio Sidis e descrive minuziosamente i principi dei biglietti del tram, il loro aspetto fisico e persino come raccogliere quelli usati.


Un collezionismo particolare, visto che i biglietti del tram non sono commercializzabili, degno di un uomo particolare.
Pare che, con 254 punti, William James Sidis sia l’uomo con il quoziente intellettivo più alto della storia.
La stampa non lasciò mai in pace l’ex bambino prodigio, tentando di farlo apparire come un derelitto senza alcuno scopo né cerchia sociale.
Quando un’emorragia cerebrale lo colpì, Sidis viveva in totale solitudine e lasciò questo mondo a soli 46 anni.
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